sabato 12 aprile 2008

L'ebrezza del malinteso

La «fatwa alcolica» agita l'Islam

Lo Sheikh Qaradawi approva la «modica quantità». Le repliche: «Così confonde la gente»
Il Corano, in vari versetti (II:219, IV:43, V:90, LII:23), proibisce in effetti il vino in quanto inebriante. «Il giorno in cui morrò sotterrami presso una vite, che le sue vene m'innaffino l'esanimi ossa», scriveva a Bagdad nel IX secolo il grande poeta abbaside Abu Nuwas, noto soprattutto per le sue «odi bacchiche» . E il celeberrimo Omar Khayyam, scienziato e autore delle «Quartine », duecento e passa anni dopo cantava: «Godetevi il vino e le donne, non temete: Dio è compassionevole». Un Dio musulmano (anzi «il Dio», come Allah significa in arabo), che anche oggi — in tempi certo assai meno tolleranti — sarebbe relativamente «compassionevole » con chi vede nell'alcol non solo un simbolo di estasi mistica.

TEOLOGO CONTROVERSO - O almeno così pensa Sheikh Yusuf Qaradawi, controverso teologo egiziano che vive in Qatar (dove ha un programma fisso su Al Jazeera), vicino ai Fratelli musulmani e considerato estremista da molti in Europa (e non solo) ma troppo soft da wahhabiti e salafiti. Respinto poche settimane fa dalla Gran Bretagna (nel 2004 una sua visita aveva creato grandi polemiche, anche per
Sheikh Yusuf Qaradawi (da http:// chromatism.net) l'accoglienza trionfale del sindaco di Londra Ken Livingstone, che lo paragonò a Papa Giovanni), è autore di varie fatwa che hanno fatto molto discutere. L'ultima, di questi giorni, riguarda appunto l'alcol: «Non c'è nulla di sbagliato nel consumare bevande che ne contengano una percentuale minima — ha scritto lo sheikh 80enne sul quotidiano di Doha Al Arab —. In una proporzione di 5 a mille, ovvero lo 0,5 per cento, soprattutto se le bevande vengono prodotte con tecniche naturali, sono halal, permesse ». Quantità quasi ridicole se si pensa che una birra ha come minimo il 3,6 per cento di gradazione alcolica. E infatti Qaradawi — che sul suo sito IslamOnline sforna ogni giorno numerose opinioni (fatwa, appunto) su come interpretare i sacri testi — rispondeva così a chi gli chiedeva la liceità delle bibite energizzanti diffuse ormai ovunque. Alcoliche solo in parte minima, come lo è — tra l'altro — la sobia: una bevanda (di gusto discutibile) fermentata dal grano o dal malto, prodotta artigianalmente da secoli (e ancor oggi venduta tra privati) proprio nelle città sante della Mecca e di Medina. I luoghi, in teoria, più privi di alcol del pianeta. Eppure, quasi quanto i pareri politicamente estremisti di Qaradawi sui kamikaze in Israele («resistenti e martiri») o quelli teologicamente tolleranti sugli sciiti («fratelli di noi sunniti»), anche la fatwa alcolica ha iniziato a creare scompiglio. «Confonderà la gente, sarebbe stato meglio evitarla — ha già scritto Abdullatif Al Mahmud, direttore del giornale di Doha Ash Sharq — E questo perché nè il Corano nè la Sunna (i detti e i fatti di Mohammad) definiscono la "minima quantità" che può essere permessa».

IL CONSUMO «SEGRETO» E' ALTO - Il Corano, in vari versetti (II:219, IV:43, V:90, LII:23), proibisce in effetti il vino in quanto inebriante. Ma nei secoli tale divieto è diventato in molti Paesi (come Arabia, Libia o Sudan) assoluto. In teoria, ovviamente: il consumo «segreto» è alto ovunque. E in altri Stati (come Egitto, Marocco o Libano), la produzione locale di birra e vino non incontra problemi, anzi è in aumento (dalla birra egiziana Stella ai grand cru marocchini). Dopo un periodo «proibizionista» negli anni Ottanta, moltissimi soprattutto tra i giovani sono tornati a bere senza nemmeno nasconderlo. «Il fatto che Qaradawi ammetta una quantità seppur minima d'alcol è un segnale — commenta Paolo Branca, professore di arabo e islamistica alla Cattolica di Milano — Anche i teologi si rendono conto che molti musulmani, soprattutto se vivono in Occidente, hanno serie difficoltà ad osservare norme troppo rigide. La macellazione rituale, ad esempio, non è più così seguita, almeno in Europa ». Ma finora, continua Branca «un vero dibattito tra teologi non c'è stato sull'alcol. E almeno in teoria, «i musulmani si dividono oggi drasticamente tra il no assoluto e il sì». La fatwa di Qaradawi, per simbolica che sia la quantità ammessa, potrebbe ora segnare una svolta.
(da Corriere.it)

Non sono affatto d'accordo con questo articolo poichè fraintende le parole di Qaradawi ed è la dimostrazione lampante d come certa gente sia "ottimista": si parla di bevande che contengono un contenuto infimo di alcool non naturale ma trattato chimicamente, ossia un tipo d alcool che appartiene agli eccipienti della bibita...chi lo assume nn lo fa con l'intenzione d bere! ed è importante capire qst poichè la "modica" quantità nn vuol dire che si autorizzino i musulmani a bere un bikkierino, evitando solo d ubriacarsi..ma ovviamente il voler screditare l'osservanza dei musulmani fa tirare in ballo al giornalista i "consumi segreti". Gli ahadith sono chiari: poco o tanto nn cambia nulla, il peccato resta.E da musulmana mi permetto di dissentire con lo sheykh: si dovrebbe fare di tutto per seguire i precetti del Corano e non solo adattarli alle nostre esigenze. Capisco le sue intenzioni ma lui deve anche considerare che in Europa molti musulmani di II o III generazione nn sn più musulmani convinti e potrebbero travisare le sue parole. Ma Dio sa meglio e quello di Qaradawi è solo un parere giuridico in merito.L'unica cosa che m fa sorridere è ke la stampa prenda ogni sciocchezza x un segnale d apertura...quando la smetteremo di cercare di "indigenizzare" l'islam?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Salam alaykum sorella, sono perfettamente d' accordo con te e con lo shaikh che ha detto che Qaradawy poteva evitare la fatwa perchè rischia di creare confusione. In fin dei conti, con tutto ciò che grazie a Dio abbiamo a disposizione, proprio una bevanda con, seppur minimo, quantitativo di alcool dobbiamo andare a berci?? E un bel succo di frutta no?? Ed è anche, purtroppo, tristemente vero che i giornali ci si buttano a pesce su stè notizie. Che barba.

Salam alaykum.