venerdì 16 maggio 2008

E ce lo doveva dire la Spagna...??

La linea del nuovo governo per combattere l'immigrazione clandestina
provoca dure reazioni all'estero. E la commissione Ue: "Schengen non si tocca"

Immigrati, la Spagna attacca
"In Italia politica xenofoba
"

Da Tripoli Gheddafi accusa: "I paesi europei affondano i barconi di migranti"

ROMA - La Spagna giudica la politica italiana in materia di immigrazione xenofoba. L'attacco arriva per bocca della numero due dell'esecutivo Zapatero, Maria Teresa Fernandez de la Vega, le cui frasi sono riportate da El Mundo. Riferendosi agli arresti di massa, Fernandez de la Vega durante una conferenza stampa dice che "il governo spagnolo respinge la violenza, il razzismo e la xenofobia e, pertanto, non può condividere ciò che sta succedendo in Italia. La Spagna lavora a una politica dell'immigrazione legale e ordinata, che permetta il riconoscimento di diritti e doveri". Esistono, ha ricordato ancora, "meccanismi legali per arginare l'immigrazione clandestina. Sono questi i meccanismi da utilizzare, e non altri".

Le proposte del nuovo governo italiano in materia di sicurezza e di lotta ai clandestini all'estero suscitano reazioni dure. E da Bruxelles l'Unione europea dice no a ripristinare i controlli alle frontiere, anche se si prepara a introdurre i ''visti biometrici'', che conterranno le impronte digitali di tutti i cittadini. Lo dice il portavoce della Commissione riferendosi alla proposta del ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha chiesto la revisione del trattato di Schengen e il controllo delle frontiere esterne.

''La Commissione non intende prendere iniziative né avviare studi per introdurre i controlli proposti dall'ex commissario Frattini. Quel che é certo invece è che - ha sottolineato il portavoce - i visti biometrici (registro delle impronte digitali in una banca dati europea, ndr) saranno adottati entro il 2009 con il via a 'Schengen 2'''.

Sulla lotta all'immigrazione clandestina interviene oggi anche il leader libico Gheddafi, che accusa i governi europei di pianificare la morte di centinaia di migranti africani, affondando i barconi che cercano di raggiungere il continente.

Parlando ad un incontro con i capi dei sindacati africani, Gheddafi non fa cenno in modo esplicito all'Italia, ma sottolinea l'esistenza di una "tragedia in pieno svolgimento: nel Mar Mediterraneo una guerra è stata mossa contro gli africani". L'Europa, aggiunge poi il leader libico, "vuole difendersi e impedire ai migranti di raggiungere le coste. Così, colpisce le loro barche e poi annuncia che tutte le persone a bordo sono morte. Talvolta, con il pretesto di soccorrere un barcone lo rovesciano, e ne fanno morire gli occupanti".

(da Repubblica.it)

giovedì 15 maggio 2008

Italia ed islamofobia

Si chiama Islam il vero nodo delle paure degli italiani

La maggioranza di chi teme gli immigrati ha paura soprattutto di chi proviene da un paese islamico. Persino gli immigrati non islamici li temono. Cresce la contrarietà alla costruzione di moschee. Il commento dell'ambasciatore Mario Scialoja: "C'è più islamofobia in Italia che negli Stati uniti"

ROMA (29 APR. 20085) - Aumenta la diffidenza degli italiani verso gli immigrati; quelli islamici sono ritenuti problematici; quasi uno su tre è contrario alla costruzione di moschee sul suolo nazionale; il contenimento/regolazione dell'immigrazione si configura come uno dei dieci principali problemi del Paese.

Sono i risultati della seconda ricerca dell'Osservatorio sociale sulle immigrazioni realizzata da Makno & consulting. L'indagine - presentata al Viminale dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato - ha coinvolto 1.000 cittadini italiani e 1.000 immigrati.

Il primo commento arriva da Mario Scialoja, ex ambasciatore e consigliere di amministrazione del Centro che gestisce la grande moschea di Roma: "Mi limito ad osservare che in Italia sembra esservi più islamofobia che negli Stati Uniti, che pure hanno avuto l'11 settembre". Una differenza tra i due paesi che Scialoja attribuisce prevalentemente alla "scarsa informazione" sulla realtà dell'Islam presente nel nostro paese. Anzi, da noi 'c'è molta disinformazione", conclude, individuando i responsabili nella maggior parte dei media.

Tornando ai risultati del sondaggio, nel corso dell'ultimo anno è stabile la popolazione che prova sentimenti di apertura/disponibilità nei confronti degli immigrati (42%), mentre sono raddoppiati i cittadini che manifestano sentimenti di diffidenza (dal 5,9% della precedente rilevazione all'11,3% dell'ultima) ed indifferenza (dal 10,7% al 17,1%).E' l'immigrazione dai Paesi islamici ad apparire più problematica alla maggior parte degli italiani (55%). I problemi specifici sono costituiti dalla insofferenza degli islamici nei confronti della religione cattolica (28%), dal loro atteggiamento critico nei confronti della cultura e delle tradizioni italiane (25%) e dal pericolo di attentati terroristici di cellule integraliste (17%).
La maggioranza degli italiani, prosegue la ricerca, ritiene che gli immigrati siano una risorsa economica per le imprese italiane (57%), che siano utili per l'assistenza agli anziani (68,4%), che la maggioranza degli immigrati sia onesta (51%) mentre sono gli immigrati clandestini (il cui numero è percepito in aumento) a rappresentare un problema per la sicurezza dei cittadini (52%). Su queste basi, aumentano i consensi alla concessione della cittadinanza italiana agli immigrati dopo cinque anni di regolare presenza e previo esame sulla effettiva conoscenza della lingua italiana (59%).

Per quanto riguarda gli immigrati intervistati, oltre il 70% esprime soddisfazione nei confronti del proprio lavoro. Il restante 30% scarso è insoddisfatto (12%) e non soddisfatto ma neppure insoddisfatto (17%). I principali motivi di insoddisfazione sono la scarsa remunerazione e la mancanza di sicurezza o di continuità (entrambi con il 46%), seguiti dal fatto che si tratta di un lavoro faticoso (37%) e senza un regolare contratto (34%). Il 77% degli immigrati esprime una valutazione positiva sulla propria permanenza in Italia. Crescono, tuttavia, quelli che pensano di tornare al proprio Paese d'origine appena possono (dal 22,4% al 26%). La maggioranza (58%) appare potenzialmente interessata a chiedere la cittadinanza italiana, mentre il 15%-20% appare completamente disinteressato.

Anche la maggioranza relativa degli immigrati non islamici (44,5%) ritiene che l'immigrazione dai Paesi islamici ponga più problemi delle immigrazioni originate da altri Paesi. Inoltre, quasi il 50% degli immigrati cristiani e di altre religioni è contraria al fatto che gli islamici possano costruire moschee in Italia: una percentuale notevolmente più elevata di quella registrata tra gli italiani (31%). Per gli immigrati islamici intervistati, i principali problemi che incontrano gli islamici in Italia sono la difficoltà di rispettare le proprie pratiche religiose (40%), il rischio di perdere i valori della propria cultura (30%), la difficoltà di trovare cibi rispettosi della cultura e tradizioni del proprio paese (28%) ed il fatto che in Italia c'é troppa libertà (22%). Il 23% degli immigrati islamici afferma, invece, di non trovare alcuna difficoltà in Italia e, anzi, di trovarcisi bene.

(da Emilianet.it)

mercoledì 14 maggio 2008

Intervista ad un estremista...

Milano - Nel carcere di San Vittore, dov’è detenuto da un mese esatto, Roberto Sandalo ha disegnato il Cristo: «Ho cercato di dargli la massima espressività - spiega -, in particolare mi sono concentrato sulle mani e sul volto. Il mio Cristo ha gli occhi aperti sul mondo, lo sguardo attento, e le mani vive. È lui il centro della nostra storia. Invece, qua a San Vittore i crocefissi vengono tolti per non offendere la sensibilità dei musulmani».

Sandalo in questa intervista esclusiva parlerebbe solo di quello: la crisi della nostra civiltà, il cedimento davanti all’avanzare dell’islam. Lui ha cercato di affrontare il tema prendendo la scorciatoia delle bottiglie molotov e degli attentati. Così a 51 anni è finito in galera, lui che in carcere ci era già stato nel 1980 per la militanza in Prima linea. L’indagine della Procura di Milano è ormai chiusa. Sandalo ha confessato: gli ordigni rudimentali utilizzati contro obiettivi islamici di Milano e dell’hinterland erano opera sua. Il Fronte Cristiano Combattente era formato da due persone: lui e Maurizio Peruzzi, chimico e ideologo del minigruppo, pure in cella. Fine di una storia dall’orizzonte corto. E incipit di una riflessione.

Sandalo, si è scoperto la vocazione del crociato. Ed è finito in manette.«Robi Sandalo oggi è molto lontano dal ragazzo di trent'anni fa e dalle idee che lo avevano motivato. Ciò anche grazie a un lungo cammino che mi ha portato ad avvicinarmi al cristianesimo. Mi sento profondamente segnato dal messaggio di Cristo. Buona parte di tale percorso è avvenuto anche grazie a mia moglie che è persona meravigliosa e dalla sconfinata generosità».

Sarà, ma lei l’ha interpretato a modo suo: con gli attentati.«Io ho reagito ad un clima di, come chiamarlo?, indolenza generale. Noi italiani siamo indifferenti quando ci coprono i crocefissi e li apostrofano con aggettivi impronunciabili o quando attaccano il Santo Padre a Ratisbona, solo perché ha il coraggio di denunciare il relativismo culturale ed etico della nostra società. Noi italiani vediamo le stragi di Madrid e di Londra col telescopio, resettiamo quelle del Sinai perché ci si va in vacanza, ci dimentichiamo con la velocità degli elettroni che a Perugia un imam stava per avvelenare due acquedotti».

Lei invece ha la memoria lunga? «Ho profondo rispetto per tutte le religioni, ho viaggiato molto, ho ascoltato: dove non c'è reciprocità, rispetto della spiritualità dei singoli individui, non esiste possibilità di dialogo. Ha mai sentito di qualche parroco che abbia progettato e organizzato attacchi a moschee, ovvero usi seghe da falegname per convertire?».

Come ha conosciuto Maurizio Peruzzi? «Peruzzi è persona mentalmente pigra, presa dal lavoro e che non fa paura a nessuno. Non è un ideologo, non è operativo. Ai “tempi” l'avrei collocato nel nostro logistico: la sua casa in mezzo ai boschi sarebbe servita per latitanti e per qualche riunione. Stop. L'ho conosciuto nel 2006 tramite un adesivo, “No Islam”, al casello di Broni. Tornavamo da una manifestazione del professor Marcello Pera. Si intitolava “Un Treno per l'Occidente”: l'inizio di una mobilitazione in difesa dei valori cristiani. Si parlava di un pellegrinaggio a Santiago de Compostela: al Santo Matamoros che ispirò la Reconquista».

In pratica, che ha fatto Peruzzi?«Peruzzi, leghista milanese, desiderava costruire una “Lega Nord” più determinata e secessionista, progetto ambito e mai realizzato. Ha messo a disposizione le sue conoscenze in chimica per costruire un potenziale “arsenale” a buon mercato e fatto con prodotti semplici e in libero commercio... cose vecchie... Negli anni Settanta i “compagni” di Potere Operaio usavano il Radisol, un diserbante, per confezionare molotov a innesco chimico: ora si chiama Zapi e lo trovi dal vivaista sotto casa. Siamo molto lontani dalla cheddite, uguale polvere da cava che usavamo ai tempi di Prima Linea».

Di cosa parlava con Peruzzi? «Con Peruzzi concordavamo sulla necessità di “sollevare il problema”. Abbiamo iniziato a fare propaganda diretta volantinando al Raduno degli Alpini ad Asiago: ci hanno invitati in mezzo nord, da Boves a Venezia, alla Festa del Piemont, al colle dell'Asietta; era l'estate del 2006. Certo abbiamo avuto molti consensi. In realtà tutto si è fermato a questo: siamo il Paese dei “Tengo Famiglia” che risolve tutto con una bevuta di grappa e via».

E questo le è bastato per fare il salto e passare all’azione militare? «Un attimo. Tutti gli esposti e denunce, presentati come SOS Italia, alla Procura di Milano contro la moschea di viale Jenner e contro i rappresentanti nazionali dell'Ucoii che, attraverso le pagine comperate dei maggiori quotidiani, inneggiavano alla “guerra santa”, sono stati archiviati. Abu Omar è stato allontanato dal nostro Paese solo grazie all'intervento della Cia. Decisi così di agire da solo, con azioni mirate di basso volume di fuoco (le micce fatte in casa non superano i 10/12 secondi di combustione e posso così avere il controllo della situazione), senz'armi, senza auto rubate, in zone isolate, di notte, ma nei pressi delle moschee imputate di reclutare kamikaze o di predicare l'odio contro i cristiani».

Quanti attentati avete compiuto? «Da via Solferino alla ex sede Ucoii, a via Quaranta e Segrate, sempre io. E solo io. Io ho lanciato una molotov contro la moschea di Abbiategrasso per cercare di evitare l'omicidio di padre Bossi, rapito nelle Filippine da guerriglieri islamici».
Cosa c’entra lei con padre Bossi?«Sono tutti collegati, attraverso internet o telefoni satellitari: sanno cosa succede oggi qui, domani là. Lo chieda all'avvocato Maurizio Scelli: a Bagdad le notizie italiane sulle due Simone arrivavano prima ai negoziatori islamici che alla nostra ambasciata, al Comando o a Scelli stesso. Nel silenzio generale dei media, dopo tre attacchi alla moschea e tre copertoni incendiati sulla linea ferroviaria Milano-Mortara (a Gaggiano, Trezzano e Corsico), il governo mandò la Boniver a Mindanao: padre Bossi fu liberato».

Sandalo, lei ha un passato ingombrante. Un pezzo di storia del terrorismo.«Però è vero, e lo dico senza tema di smentite, che ancor oggi non mi è stata perdonata a sinistra e anche a destra, la scelta fatta trent'anni fa, di dissociarmi da Prima Linea e lasciare la banda armata. In realtà, che piaccia o no, la collaborazione mia e di Patrizio Peci scardinò il vincolo solidaristico delle “Organizzazioni Combattenti” e gli appelli a lasciare la lotta armata da parte di Marco Donat Cattin, da Parigi, fecero il resto: evitammo almeno altri dieci anni di lutti».

Così se la cavò con poco. Non le pare?«Con la legge dell'82 fui condannato a 11 anni e sette mesi. Ne scontai quasi 3. Presenziai a 27 processi. Non ho sparato a nessuno per uccidere; partecipai sì, come autista o di copertura esterna. La morte di un vigile urbano fu una disgrazia verificatasi a seguito di una colluttazione. Ciò non mi sottrae alla Giustizia di Dio».

Rimaniamo sulla terra. Cosa ha fatto tornato in libertà? «Tante cose. All’estero. A Santo Domingo venni raggiunto, nel gennaio 1988, da Gianni De Gennaro, allora capo della Criminalpol, che era sulle tracce di Andrea Ghira, il “Mostro del Circeo”. Per stanarlo venni affiancato per ben due mesi a una coppia di ispettori: Luciano e Rosy. Dopo averlo agganciato in una discoteca locale, riuscì a svanire nel nulla. Rientrai in Italia».

E qui ha dato altro lavoro ai giornali .«Si riferisce alla dolorosa parentesi del 2002, allorché l'accusa di coinvolgimento in rapine presso agenzie di credito, determinò per me e la mia famiglia l'apertura di un periodo particolarmente funesto risoltosi infine lo scorso 11 luglio con una sentenza di assoluzione, per estraneità ai fatti emessa dal Tribunale di Asti. Nel frattempo mi ero sposato e avevo avuto un bambino; la strada per uscire dal tunnel».

Invece no: è tornato Roby il Pazzo, come la chiamavano alcuni ex di Prima linea? «Roberto Sandalo è molto lontano da quel soprannome del quale tutti si riempiono le bocche. Quell’epiteto mi è stato affibbiato da quei mestieranti della politica che avevamo già smascherato nel 1976: loro sono tutti scrittori, politici di mestiere, ginecologi assassini assertori della pillola abortiva RU 486. Sono gli stessi ignavi che ai tempi operavano per il protrarsi della lotta armata - “compagni che sbagliano”, asserivano ieri».
Oggi? «Oggi ripetono “Cerchiamo il dialogo con l’Islam moderato”. È la stessa matrice cattocomunista di allora».

(da il Giornale.it)

Se qualcuno vede differenze rispetto alle affermazioni di un qualsiasi terrorista islamico, che commenti pure!!! e che questo esaltato vada a studiarsi l'islam...da terrorista rosso ad estremista cattolico...complimenti!

lunedì 12 maggio 2008

Il lupo perde il pelo ma non il vizio!

Borghezio: «L'Islam moderato è una minoranza. Nuove moschee? Al 99% sono estremisti»

TORINO (11 maggio) - «E' importante parlare con l'Islam moderato, peccato che sia una minoranza». Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Mario Borghezio nel corso di un incontro, alla Fiera del Libro di Torino, dedicato al libro Dentro la moschea di Yahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis (l'organizzazione delle comunità religiose islamiche in Italia). Borghezio ha parlato dei problemi relativi ai finanziamenti per la costruzione di nuove moschee: «Il problema esiste - ha affermato -. Ce ne sono già tante e quelle che ora vorrebbero costruire riguardano per il 99% estremisti».

E finalmente!

Roma, 9 maggio 2008 - "Sono pentito di aver indossato la maglietta anti-Islam. Spero sia un incidente chiuso". Così il ministro per la semplificazione legislatita Roberto Calderoli a "Panorama del giorno".

"Sono pentito di aver indossato la maglietta anti-Islam: era un messaggio di pace e di avvicinamento tra le religioni. Per me è una vicenda del passato che spero sia considerata un incidente chiuso", conclude il senatore del Carroccio.

(da la Stampa.it)

sabato 3 maggio 2008

La sinistra ed i movimenti islamisti

Nel mondo arabo-islamico, i raggruppamenti della sinistra ed i movimenti islamici, pur essendo divisi da differenti – ed a volte antitetiche – convinzioni politiche e ideologiche, sono uniti dalla comune appartenenza di classe della base popolare che li sostiene.

L’intellettuale libanese Fouad Mar’i traccia una rapida storia dei rapporti esistenti fra la sinistra e l’Islam politico, mettendo in evidenza affinità e divergenze sul piano ideologico, politico e sociale
Non è un caso che l’Islam politico abbia riempito il vuoto lasciato dalla sinistra dopo il crollo del sistema socialista. E non è un segreto che una parte dell’Islam “ufficiale e popolare” abbia contribuito ad accelerare questo crollo. Dal canto suo, l’ideologia comunista ostile alle religioni aveva fornito i necessari pretesti a tutti coloro che desideravano combattere la sinistra, al punto da mettere in difficoltà gli stessi alleati del sistema socialista all’interno dei movimenti di liberazione nazionale, come il regime del presidente Gamal Abdel Nasser in Egitto, il quale aveva scelto il fronte dei paesi non allineati. Questo elemento si era intrecciato con motivazioni interne che avevano fatto sì che in Egitto i comunisti venissero sbattuti in prigione insieme ai Fratelli Musulmani. Questi ultimi, d’altra parte, furono scarcerati soltanto nell’era di Sadat, il quale cercò di contrapporli alle correnti nazionaliste e di sinistra. Senonché la sua visita a Gerusalemme, e la firma del trattato di Camp David che sancì la pace con Israele, posero drammaticamente fine a questo tentativo. Il risultato fu infatti l’assassinio di Sadat, che però non giunse a cambiare l’orientamento del regime, ormai alleato con gli Stati Uniti. Tutto questo avvenne in una fase in cui si assistette a due importanti sviluppi: la caduta del regime dello scià in Iran, e l’occupazione dell’Afghanistan da parte dell’Armata Rossa.

Mentre infuriava la guerra Iran-Iraq, ed al culmine della contrapposizione fra Iran e Stati Uniti, la Guida della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Khomeini, inviò un messaggio al leader sovietico Mikhail Gorbaciov in cui si affermava che il comunismo era “in punto di morte”, e si apprestava a finire “nella pattumiera della storia”. Tuttavia coloro che contribuirono a far sì che la profezia di Khomeini si avverasse furono gli “afghani arabi” (all’epoca dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan, molti giovani arabi si erano riversati in Afghanistan per combattere sotto la bandiera del jihad, appoggiato e finanziato dagli Stati Uniti contro il nemico sovietico (N.d.T.) ). Dopodichè, le correnti nazionaliste furono spazzate via dalla scena araba ad opera delle correnti islamiche , mentre la sinistra araba assaporava il gusto amaro della sconfitta del sistema socialista a livello mondiale.

Ma cosa c’è di comune, e cosa c’è di diverso, fra gli islamici e le correnti della sinistra, al punto da portare a questo conflitto da cui trasse vantaggio un terzo protagonista, a scapito dei primi due?Cerchiamo di portare avanti questo confronto su tre piani, il piano ideologico, il piano politico-economico, il piano sociale e culturale.

Il piano ideologico Il contenuto ideologico e dottrinario di queste due correnti politiche differisce al punto da entrare in collisione in numerose questioni sostanziali, tuttavia la norma generale che governa il comportamento tali correnti le ha sempre spinte a far prevalere l’aspetto ideologico su quello politico nei momenti di ascesa, ed a fare il contrario nei momenti di difficoltà. Perciò, attualmente il tasso ideologico presso gli islamici è certamente molto più elevato rispetto a quello presente nelle correnti di sinistra. Queste ultime sono ormai impegnate a cercare dei punti fermi in un terreno insidioso e “pieno di sabbie mobili”, e dunque le preoccupazioni ideologiche hanno lasciato spazio a comportamenti più realistici e razionali. La loro disgrazia le ha (temporaneamente?) salvate dalla trappola dell’estremismo teorico in cui erano piombate nella fase di espansione della sinistra. Il paragone diretto fra l’ideologia della sinistra e l’Islam politico fa emergere delle differenze che è possibile superare solo attraverso il riconoscimento della necessità di trovare una convivenza. Tuttavia, entrambe queste correnti ideologiche sono state più o meno influenzate dai valori democratici affermati dall’Occidente capitalista. Questa valutazione ovviamente non si estende ai movimenti islamici nichilisti ed alla sinistra estrema.

Il piano politico-economico La sinistra parte dall’idea di uguaglianza e di giustizia sociale, e definisce i suoi programmi politici sulla base di questa scelta culturale. Da ciò deriva una serie di posizioni “di lotta” a proposito di numerose questioni: lo sfruttamento economico, le differenze di classe, lo spreco delle risorse, i danni causati all’ambiente, ecc.. I movimenti islamici, invece, guardano a queste questioni dal punto di vista della fede. Ma, così come all’interno della sinistra vi sono punti di vista differenti – e a volte contraddittori – sui dettagli delle diverse questioni, presso gli islamici vi sono sette e fazioni ciascuna delle quali ha il proprio punto di vista riguardo a concetti come l’uguaglianza, la giustizia, e le pari opportunità. Tuttavia, un denominatore comune culturale e di classe pone sia i movimenti islamici che le correnti della sinistra in opposizione alle forze della destra capitalista mondiale. Per questa ragione, le basi popolari di questi due raggruppamenti si intersecano, ed esplode la competizione fra essi non appena uno dei due, o entrambi, si sentono fuori pericolo. Vi è chi ritiene che la sinistra politica non riesca a governare poiché rappresenterebbe gli interessi di classi strutturalmente incapaci di governare da sole. Per questa ragione, la sua funzione si riassumerebbe nel compito di esercitare pressioni affinché vengano salvaguardati i suoi interessi, e si giunga ad un equilibrio politico e sociale che obblighi le classi dominanti a fare delle concessioni. I sostenitori di questa tesi affermano che questo è il massimo ruolo che la sinistra può arrivare a giocare. Alla tendenza delle correnti di sinistra a posizionarsi nel fronte dell’ “opposizione” fa riscontro una equivalente tendenza presso gli sciiti. Sia gli sciiti che le correnti della sinistra si basano sull’idea di “oppressione” e di “ingiustizia”, a cui bisogna opporre la protesta e la rivoluzione. La cultura islamica sunnita varia invece da paese a paese, e da gruppo a gruppo (con l’eccezione dei movimenti salafiti). Tuttavia, ciò che è accaduto negli ultimi anni nell’area siro-palestinese e nella penisola araba ha capovolto queste realtà, ponendo tutti i movimenti islamici – sunniti e sciiti – in un unico schieramento pronto a danzare al ritmo dei tamburi di guerra. La sventura ha gettato la sua ombra su tutti. In questo caos, la sinistra sembra più spaesata e meno rumorosa. Mentre era impegnata nella sua crisi interna, sono piombate sul suo capo sfide esistenziali che hanno a che fare con la sopravvivenza stessa delle società di cui fa parte.

Il piano socio-culturale E’ noto che i movimenti islamici diffondono un clima conservatore nelle società in cui vivono, mentre invece la sinistra esorta i suoi seguaci a liberarsi dai vincoli sociali. E’ nella sfera sociale che si manifestano i maggiori attriti fra la sinistra e gli islamici. Rientrano in quest’ambito questioni come il modo di vestire, la danza, il canto e la musica, i rapporti fra i sessi, il matrimonio civile, ecc., per arrivare a questioni di maggiore complessità come la libertà creativa, la libertà della critica e della ricerca. Ciò non significa che la sinistra tradizionale sia più tollerante dell’Islam intransigente per quanto riguarda le libertà. L’esperienza comunista, a questo proposito, è ancora fresca nel ricordo di molti. Tuttavia, quello che ci interessa in questa sede sono le possibilità di convivenza fra queste due controparti “litigiose”, nell’ambito di una stessa terra ed in determinate circostanze. L’esistenza di un nemico comune e tirannico, e di rivendicazioni sulle quali si registra una convergenza, aumentano le possibilità di una comprensione reciproca.

A questo punto l’interrogativo che si pone è il seguente: qual è la strada per realizzare quest’intesa, visto che entrambe le parti sono inesperte nelle pratiche democratiche? Sappiamo che si è verificato un passaggio dalle file della sinistra alle file dei movimenti islamici, in concomitanza con l’ascesa di questi ultimi. Ciò può essere spiegato con un cambiamento delle convinzioni ideologiche sullo sfondo di una comune appartenenza di classe. Più difficile è spiegare il passaggio di alcuni esponenti della sinistra nelle file della destra.

Oggi, forze internazionali e regionali si riuniscono contro i movimenti islamici e di sinistra. Questi ultimi, dal canto loro, fanno ricorso – ciascuno per proprio conto – alla loro base popolare. La sinistra soffre dell’erosione crescente della sua base popolare, che non le consente di giungere al potere. I movimenti islamici soffrono invece di un eccesso di popolarità che fa sì che il loro arrivo al potere sia fonte di problemi e di pressioni a livello internazionale. Entrambe queste correnti ideologiche si sono imbarcate su “malinconici bastimenti” alla volta del paradiso promesso, situato per gli uni sulla Terra, per gli altri in cielo. Quanto al loro comune nemico, esso ha diviso in un attimo la Terra in un Nord, dove si trova il paradiso, e in un Sud, dove si trova l’inferno.

(da Arabnews.it)